Il sistema scolastico italiano è sempre stato caratterizzato da un’organizzazione piuttosto rigida che lascia ben poco spazio alla flessibilità d’insegnamento. Si pensi, per esempio, a ogni volta che una classe ha chiesto al/alla docente di fare lezione all’aria aperta. La risposta, con precisione matematica, è sempre stata la stessa: «se poi vi fate male sono io il/la responsabile!».
E invece ciò che fa male allo studente, in senso fisico ma anche cognitivo, è l’immobilità obbligata per cinque, sei ore consecutive (o talvolta anche di più).
Per migliorare questo e – molti – altri problemi della scuola italiana sono nate le “Avanguardie educative”, un progetto di ricerca sviluppato dall’INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) la cui missione è quella di individuare e diffondere nuovi modelli educativi volti a rinnovare l’organizzazione della scuola italiana. Il progetto si è poi trasformato in un vero e proprio Movimento, ufficialmente costituito il 6 novembre 2014. Nel manifesto INDIRE, in cui si raccolgono e descrivono tutte queste innovazioni, compare il modello DADA, un’avanguardia educativa fondata dai dirigenti scolastici Lidia Cangemi e Ottavio Fattorini e basata su studi pedagogici e ricerche scientifiche sull’apprendimento.
Cos’è il DADA?
Il nome è un acronimo che sta per Didattiche per Ambienti di Apprendimento. Si tratta di un modello di organizzazione didattica di matrice anglosassone, basato sui presupposti psico-pedagogici di rendere l’insegnamento funzionale e l’apprendimento dei ragazzi attivo. Come indicato dal nome, gli istituti che aderiscono a questo modello funzionano per “aula-ambiente di apprendimento”. Le aule vengono assegnate a uno o due docenti, che potranno personalizzarle in modo consono e coerente alla propria materia, mentre gli studenti dovranno spostarsi di classe in classe per poter seguire una specifica lezione. Per intenderci: quando nei film americani si vedono dei ragazzi prendere i libri dall’armadietto e darsi appuntamento nell’aula della lezione successiva, ecco, quello potrebbe un esempio del modello DADA. Tuttavia, come ci spiega la dirigente Lidia Cangemi, questo è un esempio incompleto, perché per costruire un modello di questo tipo non basta avere degli armadietti a scuola.
Come si realizza materialmente?
L’esempio migliore per comprendere come si organizza un Istituto che segue il modello DADA sono i Licei Scientifici Statali “J. F. Kennedy” e “A. Labriola” di Roma, le prime scuole italiane a presentare questa innovazione nel 2014 grazie ai dirigenti Fattorini e Cangemi. Il Labriola ha adottato un’organizzazione verticale, suddividendo i dipartimenti disciplinari nei vari piani dell’edificio e contrassegnandoli da segnaletiche e colori differenti. Il liceo Kennedy invece, a causa della complessità architettonica della struttura, ha preferito l’organizzazione orizzontale, identificando ogni aula con elementi iconografici caratterizzanti la disciplina e collocando in ognuna librerie e strumenti necessari. I laboratori sono parte integrante delle attività curricolari, che privilegiano la realizzazione di lavori di gruppo. L’aula nel modello DADA deve essere considerata come un ambiente ospitale e flessibile, che può essere organizzato e personalizzato di volta in volta in base alla lezione o alla materia specifiche. Ma la vera innovazione, ci spiega Cangemi, sta nell’iniziare a considerare anche i luoghi all’aria aperta come un’aula in cui fare lezione. Non a caso, è scientificamente provato che all’aria aperta si apprende meglio.
Da quanto appare sui siti dei due licei, entrambi stanno mantenendo ancora oggi l’impostazione didattica DADA. Per verificare basta andare su liceokennedy.edu.it > scuola > I luoghi e liceolabriola.edu.it. Nel secondo basterà rimanere sulla home e guardare in alto, dove si trova il logo DADA.
Qual è l’obiettivo?
Secondo alcuni studi scientifici il movimento fisico dà stimoli positivi al cervello. Il modello DADA ha come obiettivo primario proprio quello di sfruttare i cambi d’ora per aumentare il movimento dei ragazzi, evitando l’immobilità sopranominata. Questo inficia positivamente anche sulla capacità di concentrazione e sul rendimento degli alunni, che sfortunatamente non risulta tra i migliori in Europa. Secondo l’indagine PISA (Programme for International Student Assessment) e i risultati delle prove Invalsi, infatti, gli studenti italiani hanno carenze nelle competenze di lettura e comprensione e hanno difficoltà nelle materie scientifiche. Colmare le carenze, quindi, diventa un obiettivo fondamentale da perseguire.
Il riferimento psico-pedagogico per il raggiungimento degli obiettivi è la Piramide di Maslow, una teoria studiata da Abraham Harold Maslow nel XX secolo in cui vengono esposti i bisogni fondamentali degli esseri umani. Queste necessità sono sommariamente suddivisibili tra primarie e secondarie o socio-relazionali, leggendo la piramide dal basso verso l’alto. Chiaramente fame, sete, sonno e sicurezza sono le urgenze più prepotenti da soddisfare in un essere umano, ma non bisogna sottovalutare i bisogni secondari. Infatti, se un essere umano non riuscisse a soddisfare i propri desideri di realizzazione professionale o personale, si potrebbero manifestare degli stati di grave sofferenza psichica.
Chi realizza il modello DADA?
Il coinvolgimento corale di tutti i componenti scolastici è fondamentale per la buona riuscita del modello, partendo dai dirigenti per finire con le famiglie. Se l’obiettivo è rendere la didattica più funzionale per il bene dei ragazzi, è scontato che debba esserci necessariamente un confronto e una condivisione di idee.
Come spiega Lidia Cangemi, per creare maggiore coinvolgimento:
«Sia gli studenti che la comunità del territorio sono chiamati a partecipare all’allestimento e alla decorazione delle aule».
INFINE…
Se il nome “DADA” a primo impatto sembrerebbe già sentito è perché è così. Il nome di questo modello non è stato inventato, ma è un chiaro riferimento al celebre movimento artistico del Dadaismo.
Cosa li accomuna? Semplice, l’opposizione alla rigidità delle tradizioni precedenti. Il Dadaismo è un movimento artistico post-bellico (ci troviamo nel periodo della Grande Guerra) che non vuole seguire le regole dell’arte tradizionale e, quindi, le rinnova; il modello didattico DADA, invece, si oppone all’insegnamento classico, portando la sua idea innovativa di scuola.
Non è bellissimo vedere come tutti gli ambiti culturali possano intrecciarsi e influenzarsi reciprocamente?
Federica Di Palma
Fonti:
- scuoledada.it, Didattiche per ambienti di apprendimento, 2014
- ilsole24ore.com, Parliamo di DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento): la scuola dell’”Eppur si muove!”, di ImparaDigitale, 2023
- corriere.it, Scuole Dada, la didattica innovativa tra aule all’aperto e coinvolgimento attivo dei ragazzi e dei genitori, di Chiara Barison, 2023
- unobravo.com, La piramide di Maslow: cos’è e a cosa serve, di Francesca Del Popolo
- indire.it, Avanguardie Educative
- liceolabriola.edu.it
- liceokennedy.edu.it