In questo preciso giorno, 1840 anni fa, all’età di quasi 59 anni, venne a mancare l’imperatore Marco Aurelio. Il luogo della sua morte è tuttora oggetto di dibattito: secondo alcune fonti, egli morì sul fronte danubiano, più precisamente a Vindobona (odierna Vienna), secondo altre, Marco Aurelio perse la vita sul fronte sarmatico, nei pressi di Sirmio (attuale Serbia). Entrambi furono due fronti dove l’impero romano fu seriamente impegnato per più di un decennio per via degli incessanti attacchi delle popolazioni germaniche e sarmatiche. Non era un mistero: l’imperatore antonino versava da qualche anno in pessime condizioni fisiche. Molti attribuiscono le cause del suo decesso alla peste che in quegli anni pervase l’impero. Come insegna lo stoicismo, l’essere umano non deve cadere vittima della paura della morte o del dolore. Infatti, da vero stoico, Marco Aurelio non fu in preda al panico o alla disperazione, egli accolse la morte a braccia aperte. Per non essere un peso, decise di aggravare le sue condizioni imponendosi di non mangiare né bere.
Inoltre, scongiurò i suoi soldati e i suoi sudditi di non compiangerlo, visto che la morte fa parte della vita. Sul letto di morte decise di nominare il figlio Commodo come suo successore. Così di fatto pose fine all’età degli imperatori adottivi intrapresa da Nerva nel 98 d.C.
Ereditò un impero prospero e stabile, ma allo stesso tempo, riuscì attraverso il suo pensiero filosofico a mantenerlo sano nonostante le numerose avversità (peste, rivolte interne, guerre con i Parti e Marcomanni). I suoi innumerevoli sforzi e i risultati ottenuti, verranno guastati dall’avvento del proprio figlio, il quale non fu nemmeno l’ombra del padre. Sia come uomo, sia come imperatore. In suo onore, fu eretta la colonna Aureliana (di fronte Palazzo Chigi) e a lui venne dedicata la celeberrima statua equestre (Musei Capitolini).
Colui che da più parti sarà rimpianto e lodato nei secoli successivi, verrà ricordato non solo come un grande statista, non solo come un grande imperatore, filosofo, grande uomo, ma anche come la dimostrazione che si possono affrontare situazioni avverse e allo stesso tempo restare integri.
D’altronde, come ebbe lui stesso a dire: “A nessuno accade nulla che egli non sia formato da natura a sopportare”.
Articolo di Romain Iovinelli, “The Marco Aurelio Project”