Scompare a 96 anni Licio Gelli, il Venerabile della P2

zio licio

Ispettore del Partito Nazionale Fascista prima, collaboratore dei partigiani poi, imprenditore nel dopoguerra italiano e in seguito Maestro della P2, la loggia massonica eversiva che ha scritto alcuni fra i capitoli più oscuri delle cronache nazionali, Licio Gelli muore oggi ad Arezzo nella sua residenza di villa Wanda alla… “venerabile” età di 96 anni.
Una figura, quella del Maestro, che ha proiettato ombre nel panorama socio-politico nostrano attraverso i suoi coinvolgimenti in delicate inchieste giudiziarie quali la Strage di Bologna, il Golpe Borghese, il fallimento del Banco Ambrosiano e Organizzazione Condor, quest’ultima struttura clandestina che avrebbe dovuto evitare il dilagare del comunismo sovietico in Italia per quasi tutto il periodo della Prima Repubblica.

Il nome di Gelli fu noto al pubblico per la prima volta il 17 Marzo 1981 quando la magistratura, nell’ambito dell’indagine sul fasullo rapimento del banchiere Michele Sindona, perquisì la sua villa scoprendo le liste, probabilmente incomplete, degli aderenti alla Loggia P2 fra cui spiccavano molte fra le più alte sfere della politica e dell’imprenditoria italiana.
Scoppia lo scandalo. Il Venerabile, latitante in Svizzera, viene intercettato dalle autorità del Paese ed arrestato. Fugge. Si costituirà nella capitale svizzera soltanto il 21 Settembre 1987 dopo un periodo di latitanza in America Latina dove, tra l’altro, egli potè godere di buoni rapporti con Eduardo Viola, Presidente argentino durante il periodo della dittatura.

Consegnatosi spontaneamente alle autorità ginevrine, nel Febbraio 1988 venne estradato in Italia, ma non si susseguì alcuna condanna. Soltanto due mesi dopo infatti,  l’11 Aprile dello stesso anno, il Venerabile torna in libertà provvisoria per motivi di salute. Quando, il 16 Gennaio 1997 la magistratura emana un nuovo ordine d’arresto, questo viene revocato dal Ministero di Grazia e Giustizia per cause legate all’impossibilità nell’imputare a Gelli alcuni reati per i quali gli era stata attribuita l’estradizione. Un anno dopo, sembrava che la legge stesse facendo il proprio corso: la Cassazione condannava Gelli a 12 anni per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma l’imputato a risposta della sentenza fuggì nuovamente per quattro mesi. Riapparso, nel 2001 gli vennero concessi gli arresti domiciliari che scontò fino allo scorso anno nella sua residenza di villa Wanda, sequestratagli nell’Ottobre 2013 per inchieste fiscali e tuttavia rientrata  poco dopo nelle sue disponibilità grazie alla prescrizione dei suoi reati.

Una vita lunga quasi un secolo quella del leader della P2, fatta di intrighi, amicizie oscure quanto potenti e aloni di sangue lasciati in diversi capitoli della storia italiana e internazionale.

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