Le misure ultraespansive della Fed degli ultimi anni sembrano aver avuto il loro effetto dato che gli Stati Uniti sono ripartiti con grande slancio e l’economia statunitense appare oggi agli occhi di tutti come quella più florida e stabile del mondo tenendo conto del grave momento di crisi dell’Europa e dei paesi emergenti. Tuttavia, non mancano i soliti problemi tutti statunitensi sui titoli high yield (ad alto rendimento), tra i protagonisti dello scoppio della grande recessione del 2008.
I rendimenti dei titoli ad alto rischio sono cresciuti del 50 % dalla scorsa estate e ciò è dovuto ad un aumento esponenziale del numero di default delle emissioni. Si tratta del dato più alto da Settembre 2009, periodo di piena crisi, in cui i rendimenti dei “junk bond” raggiunsero l’apice storico con un tasso di default al 14 %. L’origine di questo ennesimo crollo della stabilità del mercato ad alto rischio sono i titoli energetici e minerari e in particolare quelli legati allo shale oil, colpiti fortemente dalla rovinosa caduta del greggio. Le rilevazioni dell’agenzia di rating Fitch individuano un vertiginoso aumento del tasso medio di default nel mercato energetico fino al 9 % con valanghe di miliardi bruciati nei mesi di Dicembre e Gennaio.
La crescita delle insolvenze e dunque dell’instabilità è dovuta ad un più generale problema macroeconomico: i tassi a 0 presenti per un lungo periodo hanno fatto si che tantissime aziende basassero la propria strategia sul debito confidando sulla ripresa dell’inflazione e sulla crescita dei paesi emergenti. Il crollo della Cina, del petrolio e infine il piccolo rialzo dei tassi operato a Dicembre dalla Fed, hanno spiazzato tanti, forse troppi investitori e ora le difficoltà a livello globale sono palesi.
Il segnale che arriva dall’America è preoccupante e va tenuto in considerazione se pensiamo che la grande crisi del 2008 scoppiò esattamente per gli stessi motivi. Oggi siamo ben lontani da quel tasso di default del 14 % per i titoli high yeld, ma la spirale deflazionistica in cui siamo entrati, il crollo del greggio e la crescita globale rallentata, fanno pensare che in questo 2016 l’universo dei titoli ad alto rendimento attraverserà una grave crisi.
Ancora una volta gli USA rischiano di cadere nello stesso errore compiuto 8 anni fa con il rischio sempre presente di contagio a tutta l’economia mondiale. L’ennesima dimostrazione che le misure monetarie espansive hanno effetto esclusivamente di breve periodo con un rischio elevato di scoppio dell’economia nel medio-lungo termine.