“Prudenza e tempo” in queste due parole si può riassumere l’ultimo incontro dei vertici della BCE di Giovedì 7 Settembre.
Mario Draghi non si sbilancia, nessuna indicazione sulla prossime manovre della Banca Centrale Europea. Il tasso di interessse rimane allo 0%, quello sui depositi resta negativo allo -0,4%.
Per quanto riguarda il quantitative easing, continuerà al ritmo di 60 miliardi al mese fino a Dicembre, e sono alte le probabilità che farà parte della politica monetaria anche nel 2018.
Le condizioni dei mercati Europei sono attualmente più stabili rispetto a quelle statunitensi e britanniche, l’euro ha raggiunto i massimi livelli dal 2015 e le proiezioni dell’inflazione e del PIL sono anch’esse positive.
Cosa frena quindi la normalizzazione? Il clima che si respira è quello dell’insicurezza, probabilmente è forte la consapevolezza che i risultati positivi sull’economia sono frutto di manovre fiscali straordinarie.
I tassi di interesse negativi e l’acquisto mensili di titoli obbligazionari sul mercato, hanno dato un sospiro di sollievo al sistema economico: consumi ed investimenti sono aumenti, produzione ed occupazione sono cresciute.
Le generose politiche della BCE sono quindi riuscite a far riprendere l’Europa, ma la ripresa non è abbastanza radicalizzata, è debole, probabilmente troppo debole per reggere senza i sostegni di cui oggi gode.
“Dobbiamo essere persistenti e pazienti” con queste parole Mario Draghi rinvia ad Ottobre l’appuntamento con la BCE e con le possibili novità riguardo ai QE.
Ottobre sarà un mese chiave anche per quanto riguarda il tema Brexit: Michel Barnier, responsabile dei negoziati sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, spera di concludere gli accordi di transizione per le future relazioni tra il Regno Unito e l’UE.
Tuttavia gli attriti durante l’ultimo incontro rischiano di dilungare le procedure.
In conclusione, la nostra Europa offre apparentemente un bel quadro, ma la cornice sembra non reggere.