Italiani popolo di abusivi e… condonati

E’ un tema più che mai attuale in questi ultimi tempi date le nuove scosse sismiche, i fenomeni di occupazione abusiva e lo stato di abbandono in cui versa una percentuale altissima degli immobili italiani. Il tema dell’abusivismo edilizio dovrebbe stare oggi, con priorità assoluta, in cima (insieme a tanti altri punti) all’ordine del giorno del Governo. Ma vediamo un po’ di numeri, avvilenti e preoccupanti, che spiegano come questo fenomeno abbia una portata a dir poco mostruosa, specie se si considera il patrimonio storico-culturale, architettonico e naturale di cui disponiamo.

Uno studio dell’Istat sul benessere sostenibile del 2015, mostra come l’area più colpita dall’abusivismo sia il sud (come al solito), nel quale, in alcune regioni, quasi 60 edifici su 100 sarebbero senza autorizzazione e non rispetterebbero la gran parte delle norme urbanistiche. Ma la cosa ancora più preoccupante è che il fenomeno non conosce sosta e anzi appare in continua crescita; se il nostro Paese ha attraversato una grande crisi edilizia dopo il 2008, la stessa cosa non si può dire per gli immobili abusivi che, negli anni post-crisi, sarebbero cresciuti esponenzialmente di numero (ancora dati Istat).

L’abusivismo, come ben sappiamo, ha portato con se un altro fenomeno italiano di enorme portata: il condono. Ad oggi, dopo 30 anni dalla prima legge sul condono del Governo Craxi, il nostro Paese, conta ancora 5.392.716 domande da evadere, quasi un terzo del totale delle domande (dati centro studi Sogeaa). Impressionante vedere come, su un totale di 15 milioni e mezzo di domande, ben 11 riguardano la legge del 1985, mentre, rispettivamente, 2,6 e 1,4 milioni la legge del 1994 (Governo Berlusconi) e del 2003. Numeri impietosi che dimostrano, ancora una volta, come il lassismo e la superficialità degli anni del benessere economico, abbiano portato oggi l’Italia ad una situazione di implosione sotto vari punti di vista. Dal rapporto si legge ancora che, delle domande ancora da evadere, un numero di 535.000 (avete capito bene) sarebbe da rigettare, in quanto si tratta perlopiù di abusi compiuti in zone sottoposte a vincoli.

La gravissima situazione, probabilmente unica in Europa, colpisce principalmente le città del sud e le zone costiere, devastate e deturpate prima dal cemento e oggi dal legno. Il problema richiede oggi, ce lo dicono gli esperti, un impegno serio in primis da parte delle amministrazioni locali, troppo spesso colluse e corrotte dalla piccola imprenditoria o dalle mafie e, successivamente, un progetto vasto di demolizioni,che parta dalle coste e dalle zone a rischio sismico e arrivi fino a città e metropoli, le quali hanno assoluto bisogno di riqualificazioni urbane.
In Italia manca totalmente la cultura della demolizione, ma manca prima di tutto quella della legalità. Sarebbe ora che la apprendessimo, se non vogliamo piangere ogni anno centinaia di morti a causa di fenomeni naturali che si potrebbero tranquillamente evitare. L’abusivismo edilizio è un’enorme piaga sociale, economica, urbana e ambientale dell’Italia di oggi e richiede soluzioni imminenti ed efficaci. Insomma, anche in questo ambito, attendiamo un progetto serio da parte della nostra classe politica.

FONTI: Istat e Sogeaa

 

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