Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne

La ricorrenza è stata istituita dall’ONU nel dicembre 1999 in memoria dell’assassinio delle sorelle Mirabal, attiviste di un gruppo politico clandestino dominicano che si opponeva alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. Sono state uccise per mano della stessa dittatura dalla quale combattevano il 25 novembre del 1960 a Santo Domingo. I militari di Trujillo tentarono di simulare un incidente mettendo i loro corpi in macchina. All’opinione pubblica, però, fu subito chiaro che le sorelle Mirabal erano state assassinate. La rivoluzione era iniziata, in molti cominciarono a ribellarsi e di lì a poco il regime finì con la morte del dittatore Trujillo.

Scarpe Rosse per non dimenticare nessuna donna: il simbolo alla lotta

Le scarpe rosse, lasciate abbandonate su tante piazze italiane ed europee, sono oggi un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Il simbolo è stato lanciato dall’artista messicana Elina Chauvet. Il 22 agosto del 2009 Elina Chauvet utilizzò per la prima volta le scarpe rosse per realizzare un’installazione artistica: raccolse 33 paia di scarpe e le installò nello spazio urbano di Juárez dando vita a Zapatos Rojos, Scarpe Rosse.

Una piaga profonda della società

E in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che associazioni e centri sommano numeri e dati tragici sulle vittime di femminicidio che, però, non sono concentrate solo in questa data. Solo nei primi 9 mesi del 2022 i femminicidi hanno superato la quota di 100 (Violenza sulle donne, 104 femminicidi nei primi nove mesi del 2022: in cosa stiamo sbagliando? – la Repubblica). Purtroppo rappresenta una piaga ancora profonda della società, ogni ora nel mondo vengono strappate alla vita almeno 5 ragazze. Sembra che manchi ancora la fiducia nelle istituzioni e nei centri di aiuto. L’associazione “Donne in rete contro la violenza” ha diffuso il dato secondo cui, su 5740 donne solo il 27% delle vittime di violenza, che nel 57,4% dei casi si consuma entro le mura domestiche, intraprende un percorso giudiziario, civile o penale.

La violenza non ha confini di età: secondo un sondaggio di “Terre des Hommes”, 3 giovani su 10 hanno assistito a un episodio di violenza di genere, violenza psicologica, fisica, in rete o sessuale. Nel 44% dei casi l’episodio è avvenuto a scuola. Il report raccoglie le testimonianze di oltre 10mila ragazze e ragazzi tra i 15 e i 19 anni della comunità di ScuolaZoo. È impressionante vedere come la scuola, il luogo dove i nostri figli e le nostre figlie passano gran parte del loro tempo, non sia considerato un luogo sicuro per i più giovani”, afferma Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes Italia. Emerge uno scollamento sempre più grande tra mondo dei giovani e mondo adulto, un divario che dev’essere ridotto al più presto.

I C.A.V in Italia: mancano 5600 strutture

L’anno cruciale per il sistema antiviolenza italiano è il 2013, con la Legge 77/2013 infatti il nostro Paese ratifica la Convenzione di Istanbul del 2011, ovvero la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica che rappresenta il trattato internazionale vincolante di più ampia portata per affrontare questa grave forma di violazione dei diritti umani. Vale la pena citare anche un singolare aneddoto circa il nome della convenzione. Nel 2011 la Turchia era tra i più convinti sostenitori del trattato, che infatti fu firmato a Istanbul, ideale ponte – non solo geografico, tra l’Europa e l’Asia, ma anche per i diritti umani. Nove anni dopo, a marzo 2020, sull’onda di una lenta ma progressiva limitazione delle libertà civili, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha firmato il decreto di revoca dall’adesione della Turchia spiegando che il trattato “minaccia i diritti della famiglia”.

Tornando al contributo della Convenzione di Instabul questa prevede un aumento del numero dei servizi territoriali attivi a sostegno delle vittime di violenza e l’introduzione di criteri minimi di base che i C.A.V. devono rispettare per accedere ai finanziamenti pubblici. La convenzione di Istanbul prevede un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti quindi, in Italia dovrebbero esserne attivi almeno 6.000 ma sono solo attivi 350 centri violenza e 366 case rifugio. Mancano 5600 centri antiviolenza secondo la vicepresidente di Confcooperative e presidente della Commissione dirigenti cooperatrici, Anna Manca che in questi giorni ha lanciato una campagna di comunicazione contro la violenza ” i numeri segnano una distanza abissale dall’obiettivo della Convenzione. Un ritardo che dobbiamo colmare velocemente destinando risorse adeguate per arginare un fenomeno che va combattuto con forza”. La proposta? “Riconoscere tra i Lea (Livelli essenziali di assistenza) i servizi di accoglienza, protezione e tutela garantiti dai centri antiviolenza così che ogni donna vittima di abusi possa trovare risposte concrete e immediate in ogni parte d’Italia”.

Arriva nel 2006 un riconoscimento dell’attività dei C.A.V. da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità con lo scopo di sviluppare un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne: l’istituzione del numero verde 1522. La linea telefonica gratuita ed accessibile dall’intero territorio nazionale sia da rete fissa che mobile, è attiva 24 ore su 24 garantendo un’accoglienza in svariate lingue. Nel 2008 nasce D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), Associazione che riunisce oltre 80 organizzazioni femminili che affrontano il tema della violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere.

Nella Regione Lazio ad oggi sono attivi 34 centri antiviolenza e 15 case rifugio a indirizzo segreto, il recente bando di gara per la gestione dei centri antiviolenza prevede la creazione di tre nuove strutture con sede presso l’Università di Tor Vergata (Lotto 1); presso l’Università di Roma Tre (Lotto 2); presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale (Lotto 3). Questi centri antiviolenza si aggiungeranno alle due già inaugurate presso La Sapienza Università di Roma e presso l’Università degli Studi della Tuscia, andranno ad ampliare ulteriormente la rete dei servizi antiviolenza della Regione Lazio all’interno degli atenei. Recentemente è stato inaugurato presso il Policlinico Tor Vergata di Roma lo sportello antiviolenza in collaborazione con l’associazione Differenza donna.

Una costante sensibilizzazione

La lotta alla violenza di genere in ogni sua forma è un lavoro che richiede un impegno e una sensibilizzazione costante, da parte di tuttə. Dalle ore 18 alle ore 24 di oggi palazzo Chigi sarà illuminato di rosso, sulla facciata compariranno i nomi delle 104 donne uccise dal 1°gennaio 2022. L’iniziativa è stata chiamata “Illuminiamole”. Inoltre domani alle ore 14 presso Piazza della Repubblica si terrà una manifestazione organizzata dall’associazione nonunadimeno.

Amate, rispettate la donna.

Non cercate in essa solamente
un conforto, ma una forza,
una ispirazione,
un raddoppiamento delle vostre
facoltà intellettuali e morali.
Cancellate dalla vostra mente
ogni idea di superiorità:
non ne avete alcuna.
Un lungo pregiudizio ha creato,
con una educazione disuguale e
una perenne oppressione di leggi,
quell’apparente inferiorità intellettuale,
dalla quale oggi argomentano
per mantenere l’oppressione.

(Giuseppe Mazzini)

“Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.” Siate coraggiose, chiedete aiuto.

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