Crisi dell’immobiliare a Londra. Capitali in fuga verso l’UE

Londra è sempre stata la meta preferita dei capitali europei e non solo ma oggi, a distanza di qualche tempo da Brexit, la Capitale inglese sembra essere in crisi proprio nel suo settore preferito: il real estate (immobiliare). La sospensione qualche giorno fa del fondo Uk real estate di Standard Life dopo un inarrestabile calo registrato nell’ultima settimana, è un segnale molto pesante da tenere in considerazione per l’intero Regno Unito.

In realtà la City aveva registrato un calo nell’immobiliare già all’inizio dal 2016 dovuto ad un deciso calo dei rendimenti nel settore a causa anche probabilmente delle incertezze dovute al referendum di Giugno. La Bank of England ha rilevato che le transazioni nel real estate sono calate ben del 26% rispetto allo scorso anno quando raggiungero picchi elevatissimi.
Gli esperti del settore hanno previsto un calo del 20% del valore degli uffici londinesi nei prossimi anni e un progressivo spostamento delle grandi sedi verso le capitali UE più importanti tra cui in prima fila: Berlino, Monaco, Parigi e… Milano. La nostra città più forte era riuscita ad attirare nel 2015 ben 4 miliardi di euro di investimenti, la metà del totale investito in Italia. Gli acquisti di portafogli di fondi immobiliari italiani sono decollati nelle ultime settimane e si presume che continueranno a decollare visto il possibile esodo inglese.

Per il Regno Unito si prospetta una situazione molto difficile da gestire. Londra e il suo real estate rappresentano il punto più importante dell’intera economia britannica. Nel 2015 il 47% dei capitali impiegati in tutta l’Unione Europea aveva destinazione Regno Unito. Ora, quasi dimostrato che l’iniziale spinta sui mercati londinesi era solo il risultato di un’iniziale convenienza speculativa dovuta alla sterlina debole, l’immobiliare britannico rischia grosso e con esso un’ampia fetta dell’economia britannica.
Sono sempre di più i segnali che dimostrano che il Regno Unito è in realtà molto più debole economicamente parlando senza l’Ue. In attesa di altre novità…

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

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