Caduto un Conte, non se ne fa un altro

Cosa non poteva mancare durante una crisi economica, sociale e sanitaria? Una bellissima e simpaticissima crisi di Governo. Neanche il tempo di metabolizzare tutto quello che è successo durante i 18 mesi del Conte II che non solo cambia maggioranza, ma direttamente Governo e scenario politico.

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La Politica è presente come lo sono i parlamentari in quest’immagine

I fatti

Partiamo dall’inizio, quando a febbraio, nemmeno nato il Governo Conte II e si parlava di crisi di Governo. Il Senatore semplice, Matteo Renzi, che aveva fondato da pochi mesi Italia Viva, stava già minacciando di uscire dalla maggioranza nel caso l’esecutivo avesse introdotto l‘abolizione della prescrizione nella riforma della giustizia.

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L’inizio dell’emergenza COVID obbligò tutti a mettere da parte la questione fino a quando a maggio non si rischiò la rottura con la mozione di sfiducia verso il Ministro della Giustizia Bonafede. Lo scontro, però, si concluse con un nulla di fatto, IV si astenne con la promessa che, in cambio, si aprisse un tavolo di discussione sulla questione.

Durante l’estate si era cominciato a litigare su tutto: rientro a scuola, sostegno alle imprese, riaperture bonus vacanze, monopattini, Arcuri commissario, banchi a rotelle. Tutto questo gran caos ha regnato fino alla rottura finale.

Da settembre a gennaio, le continue liti hanno portato ad un procrastinamento delle decisioni sul Recovery Fund, spingendo a proporre una bozza scadente (come i soli 9 miliardi alla sanità poi aumentati a 18) bocciata persino dalla carta stessa su cui era stampata.

La fine del Conte II

Il 14 gennaio, dopo un mese di scontri e minacce, in una conferenza stampa, Matteo Renzi ha annunciato la fine della partecipazione alla maggioranza giallorossa con le dimissioni delle Ministre Bonetti e Bellanova e del sottosegretario Scalfarotto.

La settimana successiva si è votata la mozione di fiducia in cui Conte ha ottenuto un’ampia maggioranza alla Camera (321 sì, 259 no e 27 astenuti) ma non al Senato, dove non si sono raggiunti i 161 voti per la maggioranza assoluta, ma solo 153 (Ciampolillo e Nencini con il VAR e i senatori a vita).

Con il protrarsi dello stallo a Palazzo Madama per la ricerca dei responsabili, la creazione di un nuovo gruppo parlamentare e aiuti esterni dell’ex Ministro della Giustizia Mastella, la settimana successiva Conte, ormai sicuro di andar sotto sulla relazione annuale della Giustizia di Bonafede (su cui non ci sarebbe stato il voto neanche dei responsabili), è salito al Colle e si è dimesso.

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La soluzione apparente della crisi

Le consultazioni del Presidente della Repubblica si sono concluse con un comizio dell’ex Sindaco di Firenze al posto delle dichiarazioni alla stampa e con un’indiscrezione di IV secondo cui Conte avrebbe chiamato Renzi, prima che quest’ultimo salisse al Quirinale, con la richiesta di rientrare in maggioranza. La telefonata si sarebbe conclusa con un’umiliazione verso il Premier uscente.

Mattarella, dopo aver notato la volontà della vecchia maggioranza di discutere per ritornare tutti insieme, ha conferito al Presidente della Camera Fico un incarico esplorativo per cercare di arrivare a una sintesi. Il Risultato finale è stato negativo, Renzi ha accusato il Movimento 5 Stelle di essere inamovibili.

La replica dei pentastellati è stata un’accusa di poltronismo. Ed effettivamente giravano voci sulle richieste del Senatore che ha abbandonato la politica nel 2016, di cinque Ministeri, sottosegretari e nomi. Secondo alcuni osservatori anche quel tweet parlava solo di poltrone.

Le consultazioni si sono chiuse con il conferimento dell’incarico di formare il nuovo Governo a Mario Draghi.

Dichiarazioni del Presidente Draghi dopo il conferimento dell’incarico di formare il nuovo Governo

Chi è Mario Draghi

Mario Draghi ha ricoperto la carica di Governatore della Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019. Durante il suo mandato ha affrontato la crisi dell’Euro del 2012, celebre la sua frase “Whatever it takes” che fa ancora rammaricare alla BCE dopo Christine Lagarde. E’ intervenuto nella crisi dei debiti sovrani con il programma del Quantitave Easing, che consisteva nell’acquisto dei titoli di stato da parte della Banca Centrale per evitarne il default. Questa politica fu oggetto di critiche di Stati più rigoristi come la Germania, per cui è stata vista come un “doping” del mercato.

Dopo l’esperienza da professore universitario, dal 1991 al 2001 ha rivestito la carica di direttore generale del Tesoro e dal 2001 al 2011 di Governatore della Banca d’Italia.

Chi entra nella maggioranza

Il dentro tutti auspicato dal Capo dello Stato non si è pienamente realizzato, restano fuori infatti Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e Italexit di Gianluigi Paragone. In area Centrodestra, entrano tutti gli altri: UDC, Cambiamo! di Toti, Forza Italia e la Lega. Con un piede dentro e un mezzo veto fuori LEU (esiste solo il gruppo parlamentare) ad eccezione della componente di Sinistra Italiana (Fratoianni).

Una giravolta a 5 Stelle

In casa 5 Stelle c’è il panico, letteralmente. Il voto su Rousseau ha diviso il Movimento, una parte di dissidenti (tra cui Barbara lezzi, ex ministra per il Sud ed Elio Lannutti) ha organizzato un V-day su Zoom contro la fiducia a Draghi. Di Battista minacciava l’uscita e Grillo intanto affermava che Draghi era un grillino il quale, durante le consultazioni, secondo il comico, gli avrebbe confidato la sua volontà di iscriversi.

La votazione su Rousseau si è conclusa con un 60% a favore del sì contro un 40% a favore del no. La sera stessa l’ex deputato Alessandro Di Battista ha annunciato l’uscita dal Movimento in polemica con l’appoggio al nuovo esecutivo.

Il pomeriggio precedente al voto di fiducia del Senato, i capigruppo di LEU, PD e M5S, con l’approvazione dell’ex Premier Conte, hanno annunciato la costituzione di un supergruppo parlamentare tra i tre partiti della vecchia coalizione giallorossa. La stessa cosa è stata proposta è nel Centrodestra da Giorgia Meloni.

La lista dei Ministri

I Ministri del nuovo Governo sono 23, 8 tecnici e 15 politici, 4 al Movimento 5 Stelle, 3 per Lega, 3 per Forza Italia e 3 per il Partito Democratico, 1 per Liberi e Uguali e 1 per Italia Viva.

  • Ministro per i rapporti col Parlamento: Federico D’Incà (M5S)
  • Ministro dell’innovazione tecnologica e della transizione digitale: Vittorio Colao (Tecnico)
  • Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta (FI)
  • Ministro per affari generali e autonomie: Maria Stella Gelmini (FI)
  • Ministro per il sud e la coesione territoriale: Mara Carfagna (FI)
  • Ministro delle Politiche giovanili: Fabiana Dadone (M5S)
  • Ministro delle pari opportunità e della famiglia: Elena Bonetti (IV)
  • Ministro delle Disabilità: Erika Stefani (Lega)
  • Ministro del turismo: Massimo Garavaglia (Lega)
  • Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Luigi Di Maio (M5S)
  • Ministro dell’interno: Luciana Lamorgese (Tecnico)
  • Ministro della giustizia: Marta Cartabia (Tecnico)
  • Ministro della difesa: Lorenzo Guerini (PD)
  • Ministro dell’economia e delle finanze: Daniele Franco (Tecnico)
  • Ministro dello sviluppo economico: Giancarlo Giorgetti (Lega)
  • Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Stefano Patuanelli (M5S)
  • Ministro per la transizione ecologica: Roberto Cingolani (Tecnico)
  • Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Enrico Giovannini (Tecnico)
  • Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Andrea Orlando (PD)
  • Ministro dell’istruzione: Patrizio Bianchi (Tecnico)
  • Ministro dell’università e della ricerca: Cristina Messa (Tecnico)
  • Ministro della cultura: Dario Franceschini (PD)
  • Ministro della salute: Roberto Speranza (LEU)
  • Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: Roberto Garofoli

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