I rendimenti dei titoli di Stato continuano a calare. Ieri il Bund biennale secondo i termini Reuters ha toccato al ribasso il picco del – 0,387 % e l’Oat francese è calato al – 0,3. Lo stesso discorso non vale tuttavia per i titoli decennali dei Paesi più forti dell’area euro; Germania, Francia, Italia e Spagna, nonostante l’ormai consolidata tendenza ribassista hanno rendimenti comunque lontani dai minimi storici al di sotto dello 0.
Il trend fortemente ribassista di ieri è dipeso ancora una volta dall’attesa per il Quantitative Easing numero 2. Il Presidente della BCE Mario Draghi ha annunciato come nel suo stile che l’Europa farà tutto il necessario per aumentare quanto più velocemente possibile l’inflazione. Probabile un riaggiustamento del piano di acquisto di titoli statali e l’ennesimo intervento al ribasso sui tassi dei depositi. E’ ancora una volta la Bundesbank tedesca a criticare maggiormente l’operato del leader della BCE; Weidmann continua a sostenere l’opinione che misure fortemente espansive come quelle attuali alla lunga determinano un’inefficacia della politica monetaria. Non è un caso che sia proprio la Germania il primo accusatore delle politiche della BCE dato che il Bund biennale tedesco è il titolo di Stato più colpito da questa tendenza al ribasso dei rendimenti nell’area euro.
Come al solito le dichiarazioni di Draghi hanno un effetto molto forte sulle aspettative degli investitori e dunque sul loro comportamento, specie in questo contesto di forte attesa per il prossimo QE. Le borse ieri hanno avuto il classico andamento altalenante con una chiusura più o meno di tutti i listini intorno alla parità (Piazza Affari – 0,23 %) e l’euro è tornato sotto l’1,07 rispetto al dollaro. L’instabilità e la volatilità sono le parole chiave del mondo economico ormai da parecchio tempo in attesa della prossima pioggia di acquisti della BCE.