L’ennesima strage targata Isis della scorsa notte ha dato un altro colpo duro ad una Francia che è ormai l’ombra di se stessa; devastata dalla crisi economica, dalle tensioni sociali e politiche interne e dagli attacchi jihadisti. Il premier Hollande è ormai in una posizione decisamente instabile e assieme a lui il ruolo stesso delle istituzioni e in particolare della sicurezza nazionale.
L’intelligence francese è stata, già dal primo attentato a Charlie Hebdo, presa di mira, accusata e in taluni casi persino ridicolizzata in virtù della evidente incapacità di gestione dei flussi in entrata e uscita dei militanti dello Stato Islamico. Tuttavia, quest’ultimo attentato a Nizza ha uno stampo ancora differente rispetto ai due precedenti che hanno colpito la Francia e l’ultimo a Bruxelles. Infatti, se i responsabili delle precedenti stragi erano in realtà individui sospettabili, inseriti tra la lista dei cosiddetti foreign fighters e quindi le colpe potevano venire attribuite unicamente all’intelligence francese e al funzionamento dei servizi di intelligence europei in generale, a Nizza, l’attentatore era un semplice cittadino immigrato con piccoli precedenti penali a carico e una risaputa instabilità e depressione. Nessuno poteva probabilmente sospettare che Mohamed Lahoujaiej Bouhlel fosse un guerriero jihadista ma indubbiamente la polizia francese avrebbe potuto evitare che quest’ultimo si introducesse liberamente in un tracciato pedonale del centro di una delle più grandi città di Francia nel giorno della festa nazionale. La scusa per superare le transenne e inserirsi nella Promenade des Anglais sarebbe stata molto semplicemente quella di una consegna massiccia di gelati e la polizia avrebbe abboccato lasciando passare quello che al di là di tutto rimane un uomo con palesi precedenti penali. Come hanno fatto dunque i servizi dell’ordine a commettere un errore così ridicolo che ha provocato danni incredibili?
Quindi, se è vero che oggi come oggi l’Isis e i suoi combattenti sono diventati una realtà difficilmente prevedibile e che persino le intelligence europee hanno poco potere di controllo, è anche vero che in questo specifico caso stiamo parlando di errori semplici e quotidiani che rappresentano falle nella sicurezza nazionale in generale, al di là dell’Isis.
Mai come oggi nell’ultimo secolo i transalpini si sono ritrovati in una tale situazione di tensione sociale interna: aumenta sempre di più la percentuale di combattenti della jihad, aumenta la percentuale di cittadini che non si sentono rappresentati dalla propria nazione e aumenta la sfiducia verso le istituzioni e la politica con la conseguenza di un possibile avvento dei movimenti estremisti. Sono queste le ragioni per le quali la Francia ha bisogno ora più che mai di riformare il sistema di sicurezza interno per dare garanzie al proprio popolo e ha bisogno di farlo con la consapevolezza del momento difficile che sta attraversando. Errori banali come quello di Nizza sono imperdonabili per una nazione quale la Francia e un altro di questi potrebbe avere conseguenze interne ben più gravi persino dell’Isis.