Recenti dati Istat non possono che allarmare i giovani italiani e il nostro futuro.
Emerge che, nel 2015, appena il 46% circa dei ragazzi diplomati nel 2011 lavorava, ovvero meno di uno su due. Una differenza, in questa statistica, si ravvisa nel genere: per quanto riguarda gli uomini è il 50,1% a lavorare dopo gli studi superiori, mentre le donne si fermano ben al di sotto a 41,6%. Risulta quindi molto più semplice per un uomo trovare lavoro in tenera età rispetto ad una donna, anche se, la percentuale di partecipazione agli studi universitari del gentil sesso è decisamente più elevata. In merito al titolo di studio superiore, hanno molta più facilità nel trovare lavoro coloro che intraprendono un percorso formativo in istituto professionale rispetto ai diplomati in istituti tecnici o nei licei.
Ma il dato più sconcertante in assoluto riguarda i giovani neet (not in education, employment or training) che, ad oggi, coprono ben il 3,4% dei giovani diplomati nell’anno 2011. Si tratta di un numero elevatissimo di 17mila ragazzi che non studiano, non lavorano e non hanno intrapreso nessun tipo di percorso formativo dopo la scuola.
L’Istat rivela statisticamente anche una grande difficoltà per i nostri giovani nel riuscire a lavorare e studiare contemporaneamente; il 31,3% studia solamente e il 23,4% lavora e basta, mentre coloro impegnati su entrambi i fronti si attestano ad una percentuale bassissima. La fotografia è quella di un Paese che non da fiducia e prospettive future ai propri giovani; in sintesi è addirittura 26,7% la percentuale di giovani che non studia ne lavora a distanza di 4 anni dal diploma, un dato tra i peggiore nell’Ue dei grandi.
Il malessere dei giovani diplomati è ancor più esplicitato dal forte calo nazionale delle immatricolazioni nelle università, accompagnato anche da un alto tasso di abbandono degli studi accademici. Quanto riportato dall’Istat non può che preoccupare su entrambi i fronti, lavorativo e culturale.
FONTE: Il Messaggero