Non sono trascorse neanche 72 ore dall’ingresso nei mercati di Poste Italiane che l’intera offerta di 450 milioni circa d’azioni è stata già totalmente coperta dagli investitori.
Prenotati anche gli ulteriori 45 milioni di titoli “extra” derivanti dalla greenshoe, ovvero l’opzione di aumento aggiuntivo di cui la società emittente dispone.
Ma l’attenzione, ora, è focalizzata sul prezzo per il quale verranno lanciati i titoli di Poste. Il Ministero dell’Economia avrebbe proposto un range oscillante tra i 6 e i 7,5 euro. Di fatto, invece, le offerte degli investitori sono canalizzate verso la parte inferiore della forbice, tra i 6,5 ed i 6,8 euro per azione.
Questo valore, inoltre, andrà ad assumere fondamentale rilevanza poiché determinerà il rendimento dell’investimento: intorno al 6% nel caso di un collocamento dell’offerta a 5 euro per titolo, diversamente, con un valore più vicino alla scala massima la percentuale si assesterà sul 5%.
Una valutazione particolarmente interessante soprattutto per l’investitore istituzionale per eccellenza: lo Stato. Il valore dell’offerta a 6 euro farebbe percepire all’ente circa 2,9 miliardi, contrariamente ai 3,7 che potrebbe ottenere grazie a un maggior apprezzamento dei titoli.