L’allarme pandemia da Coronavirus lanciata dall’Oms sta obbligando gli Stati membri dell’Unione Europea a pianificare strategie per sostenere le imminenti spese straordinarie.
Tra queste proposte rientrano i Coronabond, ipotetici titoli obbligazionari che potrebbero essere utilizzati dagli Stati membri dell’UE per finanziarsi durante il periodo d’emergenza del Covid-19, condividendo il debito che potrebbe derivarne.
Nello specifico l’idea sarebbe quella di emettere titoli per una cifra di 500 miliardi di euro (garantiti dalla Banca Europea per gli Investimenti o da altri enti creditizi) che potranno essere impiegati per la costruzione di nuovi ospedali, aumentando il numero di posti in terapia intensiva e l’assunzione di personale medico e infermieristico.
L’iniziativa è stata lanciata il 17 marzo 2020 dal presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, annunciando di dover “assicurare ai nostri cittadini le cure mediche necessarie e la protezione sociale ed economica di cui hanno bisogno. Non ci sono alternative”. Il primo voto per i Coronabond è previsto il 27 marzo.
D’altro canto, molti hanno provato a trarre vantaggio dalla situazione, tra cui Alan Johnson, ideatore del CoronaCoin (in sigla $nCoV).
Lanciata su una piattaforma delle Isole Britanniche dell’Oceano Indiano, il CoronaCoin è una moneta digitale che dà la possibilità di scommettere sulla diffusione del Coronavirus.
Il funzionamento della neo criptovaluta è diverso dalle altre monete virtuali. Si parte con un numero di token corrispondente a quello della popolazione mondiale, poco più di 7,6 miliardi. Ogni 48 ore viene bruciata una cifra di token pari a quelli dei nuovi casi di contagio e di decessi provocati dal Covid-19. Dunque, l’incremento della moneta digitale dipende dalla diminuzione del numero di token in circolazione, ossia al crescere di morti e infetti.
Le critiche sono arrivate all’istante, soprattutto sui social network, dove gli utenti hanno giudicato il CoronaCoin come amorale. Sebbene il suo progetto abbia subito forti attacchi Johnson non se ne cura e afferma “CoronaCoin è un’aggiunta radicale e preziosa al ricco arazzo di criptovalute che oggi è sul mercato. È la prima e unica criptovaluta supportata dalla prova di morte, basata su statistiche ottenute dall’Organizzazione mondiale della sanità”; annunciando poi che il 20% dei fondi verrà donato alla Croce Rossa.