Vaccini: prevenire è dannoso?

Ormai non si parla d’altro: i media ci inondano di informazioni e di articoli in prima pagina.
Vaccinarsi fa bene, no aspetta forse no, anzi è un NO. Argomento più che mai calpestato, disprezzato e accusato, tra le altre cose, di meningiti, autismo e chi più ne ha più ne metta. Per schiarirmi le idee, ho fissato un incontro con il dottor Emanuele Gobbi, nella speranza di analizzare i diversi punti di vista e fare un punto chiaro della situazione.

Buongiorno Dottore, grazie per avermi concesso questo incontro.
Grazie a lei.

Dottore, nella sua esperienza di medico, le è mai capitato di confrontarsi direttamente con pazienti contrari alle vaccinazioni? Se sì, quali impressioni ha avuto?
Personalmente no. Fortunatamente ho sempre avuto modo di incontrare pazienti in cui prevaleva la paura a non vaccinarsi piuttosto che rifiutare concettualmente ogni tipo di vaccinazione. Allo stesso momento, però, mi duole notare che in questo momento va di tendenza rifiutare le vaccinazioni per preconcetti.

Quali sono i rischi reali dei vaccini?
Ogni vaccinazione ha la minima percentuale di rischio, esattamente come le malattie. Alcuni vaccini sono assolutamente sicuri e sono quelli, in genere, costituiti artificialmente in laboratorio, per i quali le reazioni di tipo allergico sono veramente poche e rare. Un discorso diverso vale invece per i vaccini con microrganismi viventi, ma attenuati, che possono effettivamente scatenare delle reazioni. Anche in questo caso però le percentuali sono bassissime soprattutto se confrontate con l’incidenza delle singole malattie. In poche parole, non fa testo il caso singolo della reazione avversa ma fa testo, su una vaccinazione di massa, l’abbattimento della malattia.

Tirando le somme, sono più i vantaggi o i rischi?
Assolutamente i vantaggi. Le grandi campagne vaccinali del passato hanno debellato malattie importantissime (vedi il vaiolo), di conseguenza la vaccinazione deve conservare la sua attualità in quanto rappresenta l’unica arma preventiva che abbiamo di fronte alle grandi malattie.

Da cosa pensa possa dipendere l’incremento, soprattutto in questi ultimi anni, di questa tendenza a schierarsi contro le vaccinazioni? E quali pensa potrebbero essere le conseguenze a lungo termine?
Troppi preconcetti, a mio parere. La divulgazione delle informazioni di qualunque tipo, partendo dalla cronaca, fanno camminare molto più rapidamente le cattive notizie rispetto alle buone. Per cui, la percentuale di successo di una vaccinazione passa in secondo piano, mentre la singola reazione allergica su “Tizio” va a finire in prima pagina sul giornale, creando molto più scalpore. In questa sovraesposizione mediatica, le persone vengono spaventate dal caso singolo e non percepiscono il vantaggio collettivo.

Quindi secondo lei non ha senso, scientificamente parlando, la correlazione tra autismo e vaccinazioni?
No, non ci sono basi scientifiche per affermarlo. Ci sono alcune associazioni su singole malattie, per esempio il morbillo può associare a casi di sclerosi multipla, ma rientriamo sempre in quelle possibilità remote di effetti collaterali che non hanno peso su un vasto campione di persone. In parole povere, dobbiamo accettare il minimo rischio per il beneficio della comunità.

Crede che la proposta di rendere i vaccini una condizione obbligatoria per potersi iscrivere al nido e all’asilo possa contribuire a migliorare la situazione? In questo caso, come risponderebbe a coloro che si oppongono a questo progetto in nome del “diritto all’istruzione”?
La trovo una proposta molto interessante e personalmente la perseguirei. Non si può mettere a repentaglio la salute della collettività per il preconcetto di un singolo. Il concetto di base è che tra l’interesse del singolo e della collettività prevale sempre l’interesse di quest’ultima. Tra il diritto del singolo a non vaccinarsi e il diritto della collettività a proteggersi vince sempre e comunque la collettività. Per questo motivo mi sembra una buonissima idea interdire dalla scuola pubblica FACOLTATIVA i bambini non vaccinati. Un discorso diverso deve essere fatto per la scuola dell’obbligo. In questo caso non possiamo più intervenire perché tutti hanno giustamente diritto alla scolarizzazione. Ma nella fascia di età tra i 0 e 6 anni, nella quale i genitori usufruiscono di asili nidi e scuole materne, spingerei lo stato a prendere a cuore la questione e a introdurre l’obbligatorietà delle vaccinazioni.

Cosa ne pensa della polemica secondo cui verrebbero imposti vaccini non necessari dalle “lobbies farmaceutiche”, solo per averne un ritorno economico?
Mi perdoni il termine, ma mi sembrano chiacchiere da bar. E’ chiaro che dietro alla movimentazione di grandi numeri esiste l’interesse di qualche parte. Mi sembra logico che se lo stato decide di attuare una campagna vaccinale e acquista grandi quantità di farmaci, la casa farmaceutica che li produce avrà grandi vantaggi, ma al contempo anche la società. Prendiamo il caso della vaccinazione anti influenzale. Il vantaggio della collettività si traduce nel far ammalare molto di meno persone che andrebbero a “consumare” risorse del servizio sanitario in termini di spesa farmaceutica, accessi al pronto soccorso, ricoveri ospedalieri. Spendiamo nel vaccino per non spendere nell’ospedalizzazione.

Dottor Gobbi, la ringrazio personalmente per la sua disponibilità, nel tentativo di attenuare la disinformazione su argomenti così attuali. Grazie a lei e invito personalmente tutti gli studenti a informarsi, perché è della nostra salute che stiamo parlando!

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