Probabilmente un discorso di una portata superiore rispetto a quello tenuto 12 anni fa da Steve Jobs davanti ai laureati di Stanford. Tim Cook ha parlato alla graduation ceremony del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di qualche giorno fa, con un grande carisma e col tempismo dei grandi comunicatori. Dalla sua voce traspare il fortissimo senso civico e sociale che contraddistingueva lo storico leader di Apple.
Il discorso si è aperto parlando di “scopo”, inteso da Cook come il senso della vita, la missione che ognuno di noi è chiamato a compiere. La domanda che tutti, con gli anni, dovremmo porci è: “in che modo posso servire ed essere utile all’umanità?”. L’attuale Ceo di Apple dichiara di aver trovato il proprio scopo in Steve Jobs e nella sua visione di cambiare il mondo e il modo in cui viene vissuto grazie alla tecnologia.
Nessuno può negare i grandi e positivi cambiamenti che le innovazioni scientifiche e informatiche hanno portato all’uomo, basti pensare ai servizi, all’informazione e all’interconnessione delle persone… ma, certamente, gli effetti negativi possono essere tanti; minacce alla sicurezza, fake news, diffusione degli estremismi e quant’altro. Insomma, quella stessa tecnologia progettata per unire l’uomo, finisce spesso per dividerci ancora di più. Ma la colpa non è della scienza, è nostra e dell’utilizzo che noi facciamo di questi grandi e potenti strumenti. “Non mi preoccupo dell’IA o dei robot, ma delle persone che pensano come tali”, dice Cook, da una parte non preoccupato per l’innovazione in se, ma dall’altra turbato dal comportamento umano. Importante anche il racconto dell’incontro con Papa Francesco e dell’incredibile impressione che egli ha scaturito nel Ceo di una delle più grandi aziende al mondo.
Il discorso si è concluso con un incitamento all’empatia e al lavoro al servizio dell’uomo con tanto di storica citazione di Martin Luther King: “rimanete concentrati su ciò che conta davvero. Ci saranno volte in cui la vostra dedizione a servire l’umanità verrà messa a dura prova. Siate pronti. La gente cercherà di convincervi che dovete tenere la vostra empatia fuori dalla vita lavorativa. Non accettate questo falso presupposto”. “Tutte le vite sono interconnesse. Siamo tutti legati a un unico destino. Se tenete sempre ben presente questa idea, se scegliete di vivere la vostra vita a metà strada tra la tecnologia e le persone che aiuta, se vi impegnate a creare il meglio, a dare il meglio e a fare il meglio per tutti, non solo per alcuni, allora oggi l’umanità può ben sperare”.