Quando pensiamo all’antica Roma ci vengono subito in mente i grandi monumenti che ha lasciato dietro di sè: i templi, gli anfiteatri, cosi come le grandi strutture termali. Spesso dimentichiamo che Roma era per l’epoca (ma anche per i nostri giorni) una vera e propria metropoli. All’apice dell’impero , sotto il governo dell’imperatore Traiano, Roma raggiunse infatti la straordinaria popolazione di un milione e mezzo di abitanti, una cifra ragguardevole se pensiamo che bisognerà aspettare addirittura fino al 1800 con la Londra vittoriana che finalmente strapperà il titolo di città più popolosa del mondo all’Urbe.
E cosi come le nostre metropoli non sono fatte solamente di palazzi sontuosi, e opere architettoniche monumentali, cosi l’antica Roma non era solo marmo e oro. Come le nostre città e le nostre periferie la Roma antica viveva nelle piccole vie e nelle case della gente comune. Le famose insulae, poco diverse dai nostri attuali condomini.
Abitazioni di mattoni sviluppate su più piani, con altezze che a volte potevano superare i 26 metri! L’aspetto di un insula non doveva essere molto diverso da quello che vediamo noi quando camminiamo per le nostre strade. A livello della strada si aprivano poi le botteghe degli artigiani e le cosidette tabernae, che potremmo definire un po’ come le nostre pizzerie a taglio, e street food. Ai piani superiori si distribuivano gli inquilini, via via sempre più poveri con il salire dei piani, fino ad arrivare agli ultimissimi piani sotto i tetti di tegole che possiamo immaginare come angustie mansarde dove vivevano gli individui più poveri della società. Gli affitti erano cari e la pratica del subaffitto era largamente diffusa sicché le insule si trasformavano in veri e propri condomini fatiscenti e sovraffollati.
Non vi era acqua corrente (ovviamente) e sicuramente uno degli incarichi più onerosi di una famiglia dell’epoca era proprio procurarsi l’acqua, che veniva raccolta dalle fontane pubbliche e stipata in grosse damigiane. Le cucine non esistevano, al massimo un piccolo braciere per cucinare qualcosa “al volo”. La vita dei romani si svolgeva nelle strade straordinariamente affollate e anguste.
cosi le descrive Giovenale:
“Il ricco quando ha un affare da sbrigare si farà portare attraverso la folla che egli s’apre davanti; egli avanzerà velocemente sopra le teste dentro la sua spaziosa lettiga. Lì dentro potrà leggere, scrivere, riposare, giacché chiusi i finestrini vi si dorme come meglio non si potrebbe. E arriverà comunque prima di noi. A me che vado di fretta, fa ostacolo l’onda della folla che mi precede, mentre quella che mi segue, come una falange compatta, mi preme sulle reni: uno ti da una gomitata nel fianco, un altro tu colpisce rudemente con un bastone, questo ti sbatte in testa una trave, quello un barile. E intanto le gambe si ingrassano di fango,da ogni parte ti pestano i piedi con enormi scarpe, un soldato ti trapassa l’alluce con le sue suole chiodate..”
Possiamo quindi immaginare come il problema moderno del traffico non sia poi cosi attuale. Scene che possono tranquillamente essere portate ai giorni nostri. Chi imbottigliato nel traffico stradale romano non lancia o riceve imprecazioni? Un problema questo annoso e a quanto pare mai risolto per la città eterna.
Un altro problema che stava particolarmente a cuore agli abitanti era l’inquinamento… acustico! Dato che la vita dei romani si svolgeva all’esterno dove erano distribuiti tutti i servizi c’era un gran caos lungo tutte le strade. Orazio scriveva che a Roma si vive “inter strepitos nocturnos atque diurnos“. Dato che anche la notte avveniva la circolazione dei carri merci (banditi durante il giorno per motivi di traffico) e il conseguente scarico delle merci. Una città insomma in cui era difficile vivere e difficile mantenersi. Una vera e propria metropoli i cui problemi non sono poi così cambiati nel corso del tempo…
Autore: Domenico Di Fraia
Fonte: The Marco Aurelio Project (https://www.facebook.com/TheMarcoAurelioProject/)