Holodomor: il genocidio non riconosciuto

Lo scorso 26 luglio 2023 l’Assemblea di Palazzo Madama ha approvato la mozione n. 45 sul riconoscimento della carestia dell’Holodomor degli anni ’30 come genocidio ai danni del popolo ucraino, a seguito dell’approvazione all’unanimità della risoluzione 7-00049 da parte della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati del 20 febbraio1.

La discussione della mozione prendeva le mosse dalla risoluzione del 15 dicembre 2022 del Parlamento europeo, con la quale venne di fatto riconosciuta l’intenzionalità genocida dell’Unione Sovietica (“l’intenzione di distruggere un gruppo di persone“) e tramite cui si invitò i paesi europei a porre in essere azioni per il riconoscimento anche all’interno dei parlamenti nazionali. Diversi riconoscimenti dell’Holodomor come genocidio a livello europeo (tra cui quello della Francia e della Germania, oltre che dell’Italia) sono giunti soprattutto nell’ultimo periodo, quasi a volere sottolinare come quanto sta accadendo nell’attuale conflitto russo-ucraino richiami drammaticamente gli eventi dello scorso secolo (“che il 90° anniversario dell’Holodomor venga commemorato mentre la Russia porta avanti la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina2).


Partecipa al seminario “Holodomor: storia di un genocidio” – Mercoledì 22 novembre ore 16:00, Macroarea di Lettere e Filosofia di Tor Vergata

CLICCA QUI PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULL’EVENTO


SIGNIFICATO Il termine Holodomor deriva dall’espressione ucraina moryty holodom (Морити голодом), che combina le parole ucraine holod (fame, carestia) e moryty (uccidere, affamare), ed indica l’intenzionalità di procurare la morte per fame. Intenzionalità presente implicitamente nelle politiche attuate dal regime autoritario di Iosif Stalin nella seconda metà degli anni ’20 e che hanno portato alla  “Grande Carestia” che colpì l’Ucraina negli anni 1932-1933.

LUOGO Secondo i dati dei ricercatori, le regioni maggiormente colpite dalla carestia furono le attuali regioni di Poltava, Sumy, Kharkiv, Cherkasy, Kyiv e Zhytomyr3, le quali registrarono tassi di declino della popolazione fino al 52,8% e la morte di milioni di persone.

Tasso di declino della popolazione ucraina durante gli anni 1929-1933

POLITICA DI STALIN Secondo gli storici è indubbio che l’Holodomor sia stato il risultato delle decisioni politiche del regime totalitario di Stalin. Negli anni della grande depressione (a seguito del crollo di Wall Street del 29 ottobre 1929) e del trionfo di fascismo e nazismo l’URSS appariva come una speranza agli occhi del resto del mondo in virtù del suo isolamento economico e in qualità di estrema riserva dell’antifascismo.4 Scopo principale di Stalin era quello di fondare un’economia e una società completamente regolate e controllate dallo Stato. La ricchezza prodotta dall’agricoltura doveva essere reinvestita nell’industria pesante, il vero cardine dell’economia pianificata, che avrebbe potuto fare dell’URSS una grande potenza militare. Il primo passo verso il raggiungimento di questo obiettivo fu la collettivizzazione forzata dei kulaki, il ceto dei contadini benestanti, accusati dal regime di affamare le città non consegnando allo Stato la quota di prodotto dovuta e di venderla sul mercato arricchendosi alle spalle del popolo4.

Già con la presa del potere da parte dei bolscevichi (7 novembre 1917) fu abolita la proprietà privata; dal 1918 il governo bolscevico stabilì che le terre venissero unificate in comuni agricole, le cosiddette “fattorie collettive” (kolchozy) o “fattorie sovietiche” (sovchozy), gestite direttamente dallo Stato o dai soviet locali, i quali avevano l’obbligo di consegnare i prodotti ad un prezzo fissato dal regime. Dopo una prima fase caratterizzata da misure restrittive e requisizioni dei loro prodotti, a partire dal 1929, i kulaki furono espropriati di terre, bestiame e mezzi di produzione e inquadrati nei kolchozy4. Queste misure avevano l’obiettivo di “eliminare i kulaki come classe”. Tra il 1929 e il 1930, decine di migliaia di funzionari governativi furono inviati dalle città nelle campagne per combattere le forme di resistenza attiva e passiva, lotta che fu denominata “dekulakizzazione3, mentre truppe interne e di confine furono dispiegate per impedire agli affamati di spostarsi in altre regioni dell’URSS in cerca di cibo. Non solo i contadini ricchi, ma tutti coloro che si opponevano alle requisizioni e al trasferimento nelle fattorie collettive furono considerati “nemici del popolo4. Le pene previste per quest’ultimi prevedevano eliminazioni fisiche e deportazioni di massa nei campi di lavoro forzato (gulag). La stessa sorte attendeva l’opposizione esercitata da letterati e scrittori ucraini che, attraverso i loro scritti, tentavano di dar voce alle brutalità e alle sofferenze subite dai loro compatrioti: questi furono i protagonisti di quella corrente che più tardi prenderà il nome di “Rinascimento fucilato”, nome utilizzato per indicare la generazione di scrittori, poeti e artisti ucraini degli anni 1920 e 1930.

Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki […] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo5. (Josif Stalin)

A causa di queste e altre misure repressive la popolazione ucraina si ritrovò prigioniera in un enorme ghetto3, nel quale era impossibile sopravvivere. Già il 7 agosto 1932 la proprietà collettiva fu dichiarata “sacra e inviolabile”: chiunque avesse commesso un furto ai danni della “proprietà socialista”, sarebbe incorso in una condanna compresa tra i 10 anni di lavori forzati nei lager e la pena di morte.

LA “GRANDE CARESTIA” Agli effetti delle misure restrittive e della repressione si aggiunsero quelli della carestia. Culminata negli anni 1932-33, essa fu diretta conseguenza di molteplici fattori:

  • l’inefficienza di una macchina organizzativa troppo grande per poter porre attenzione alle realtà locali;
  • la resistenza dei contadini, che in molti casi preferirono macellare subito il bestiame piuttosto che consegnarlo alle fattorie collettive;
  • le decisioni delle autorità centrali, che si rifiutarono di aiutare la popolazione affamata, ma anzi insistettero nella politica di repressione e requisizioni4.

La campagna ucraina, storicamente molto fertile, si trasformò drasticamente. Nell’annata 1933 le scorte di grano disponibili per la popolazione rurale erano ridotte, non in grado di soddisfare il fabbisogno di una popolazione di circa 32.680.00 persone3. A ciò si aggiunse l’aumento delle quote destinate agli ammassi (per le città e per l’esportazione) imposte all’Ucraina: nel luglio 1932 si pretese il 45% del raccolto, nel novembre si annunciò una seconda requisizione e nel gennaio 1933 una terza3. I villaggi ucraini, accusati di non rispettare le quote stabilite, vennero sottoposti a diverse sanzioni: divieto di ogni rifornimento di beni alimentari, requisizioni forzate, divieto di ogni commercio, confisca di ogni risorsa finanziaria. Il 27 dicembre 1932 venne imposto l’obbligo del “passport”, il passaporto destinato agli spostamenti interni, per bloccare le fughe dalle zone colpite dalla carestia e il 22 gennaio 1933 un’altra circolare, firmata da Stalin, impedì con ogni mezzo (dalla sospensione della vendita dei biglietti ferroviari a veri e propri blocchi stradali) ai contadini ucraini di uscire dai distretti in cui non c’era più nulla da mangiare3.

ENTITÀ DELLO STERMINIO Dal censimento del 1933, confrontato con quello del 1926, si evince che la popolazione dell’URSS, cresciuta del 15,7%, era invece calata in Ucraina del 9,9%3. Con l’apertura degli archivi sovietici e il conseguente studio dei documenti in essi conservati, diversi storici hanno confermato lo sfruttamento intenzionale della carestia da parte del regime sovietico. Lo storico e giornalista Paolo Rumiz parla di “almeno sei milioni di morti per fame nella sola Ucraina” e cioè “25mila al giorno“, “17 al minuto“, specificando poi che “un morto su tre era bambino o neonato”. Andrej Gregorovich, storico ucrainista, parla della morte di 7 milioni di ucraini; cita la testimonianza dello stesso Stalin a Churchill secondo cui i morti in 4 anni di collettivizzazione sarebbero stati 10 milioni7.

GENOCIDIO O NO? Tuttavia, vi è ancora un dibattito aperto riguardo il riconoscimento dell’Holodomor come “genocidio6, probabilmente per non irritare la Russia7. Sino ad ora il riconoscimento è giunto dall’Ucraina e da altre nazioni come Australia, Canada, Stati Uniti, Polonia, Messico, Georgia, Ungheria, Unione europea e Città del Vaticano. Il riconoscimento ufficiale dell’Holodomor come genocidio da parte della comunità internazionale sembra avere come ostacolo anche un problema di carattere giuridico. È quanto spiega la studiosa statunitense Anne Applebaum:

«Ciò che accadde in Ucraina tra il 1932 e il 1933 coincide perfettamente con la definizione di genocidio di Raphael Lemkin, ma non può rientrare nella formulazione redatta nel 1948 con la Convenzione sul genocidio. L’Unione Sovietica contribuì alla stesura di quel documento in modo decisivo proprio al fine di escludere l’Olocausto ucraino»7.

Finché il diritto internazionale non sarà aggiornato, l’Holodomor continuerà a essere formalmente escluso dall’elenco dei genocidi.

Valentina Zollino

Fonti:

1 https://temi.camera.it/leg19/temi/sul-riconoscimento-dell-homolodor-come-genocidio.html

2 Risoluzione del Parlamento europeo del 15 dicembre 2022 sul tema «90 anni dopo l’Holodomor: riconoscere l’uccisione di massa per fame come genocidio» (2022/3001(RSP)) (europa.eu)

3 https://it.gariwo.net/educazione/approfondimenti/holodomor-3502.html

4 Giovanni Sabbatucci Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo, Bari-Roma, Editori Laterza, 2019

5 Iosif  Stalin, Questioni del leninismo, Roma, 1945

6 Sistematica distruzione di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.

7 https://www.focus.it/cultura/storia/Holodomor-genocidio-carestia-ucraina

Lascia un commento

Ti piacerebbe scrivere per il nostro blog?

Contattaci per entrare a far parte della redazione di UIF