Mentre oggi tutti festeggiamo la festa dei lavoratori, all’epoca dell’antica Roma, in questo periodo (fine aprile-inizio maggio) si festeggiava il culto della dea Flora. Questa tradizione risale fino dai tempi dei sabini.
Il culto di Flora ha origini greche. Secondo Omero, Flora svolse un ruolo importante nella nascita del dio della guerra, Ares. Infatti, la dea Era, essendo gelosa del modo in cui la dea Atena nacque dalla testa di Zeus, si fece aiutare da Flora. La leggenda narra che bastò che ella le donasse un solo fiore, il cui solo contatto era in grado di fecondare una donna. Grazie a questo dono che le è stato offerto da Flora, Era riuscì a dar vita ad Ares, senza l’aiuto di suo marito Zeus.
Oltre ai greci, nel corso dei secoli, Flora fu adottata anche dagli italici. Nella nostra penisola, Flora fu reputata come una divinità di valore. Le popolazioni italiche l’associarono sempre ad eventi positivi, come la primavera e la fioritura. Insediata in molte città, Flora fu assai cara ai cittadini di Pompei, i quali formarono un nuovo culto in suo onore, composto sopratutto dalla gioventù locale.
Successivamente fu anche adottata dai romani, che durante tale festività indossavano vari abiti a colori che cercavano di imitare i fiori. Flora era la dea della fertilità agricola. Sicché, dopo un inverno rigido, i cittadini romani pregavano Flora, auspicando che il suo intervento potesse garantire un buon raccolto e l’arrivo al più presto della stagione primaverile. Dal 28 aprile fino al 3 maggio, dopo la fioritura dei messi, i romani organizzavano feste, danze, banchetti ricchi di cibo, vino, spettacoli e musica, in onore della dea.
Era ben chiaro che la dea occupava un ruolo importante nella società e nella religione pagana romana, visto che col passare del tempo, furono eretti molti templi in suo onore: all’altezza di piazza Barberini, al Circo Massimo e a Cerreto Sannita.
Autore: Roman Iovinelli
Fonte: The Marco Aurelio Project