Già un mese è trascorso dalla vittoria dei Lakers capeggiati dall’intramontabile Lebron James e dell’astro nascente Anthony Davis.
Quella che sembrava una stagione compressa dall’attuale emergenza mondiale, invece si è rivelata come l’anno della “rinascita” dei Los Angeles Lakers. Pensate che erano ben 7 anni che la prima squadra di Los Angeles (non me ne vogliano i tifosi dei Los Angeles Clippers) mancava all’appuntamento con i playoffs. Cosa che, per una franchise vincente come quella dei Lakers, è impensabile. Anche Lebron James, uno dei migliori (se non il migliore) talenti di questa generazione, sembrava non essere all’altezza del compito. Infatti, due anni fa, in molti credettero che il suo trasferimento a L.A fosse un’operazione di marketing hollywoodiano e che fosse giunto per lui il crepuscolo della sua lunghissima carriera. E invece…
Bisogna dire che il “roster” dei Lakers, quest’anno, è stato più completo e maturo rispetto agli anni passati: rinforzi come Rajon Rondo (soprannominato “playoff Rondo” per la sua capacità di tirare fuori il meglio di sé nei playoffs), tiratori da 3 esperti come Danny Green, e infine, Anthony Davis (corteggiato per 2 anni), hanno riempito il gap che mancava ai Lakers per fare il salto di qualità.
Di sicuro, la compattezza dello spogliatoio californiano è stata la chiave del successo da metà stagione in poi: nonostante la tragica morte di Kobe Bryant, l’interruzione della regular season per tre mesi e la ripresa dei giochi nella surreale “bolla” di Orlando in Florida. Tutti fattori che avrebbero potuto ostacolare il cammino dei Lakers.
Alla fine, l’insieme di questi fattori (sulla carta negativi) si sono rivelati essere ulteriori “stimoli” che hanno temprato maggiormente il carattere della squadra.
Non è stata la vittoria dei singoli, ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: a 35 anni suonati, Lebron James si dimostra essere ancora il più forte giocatore di basket in circolazione.
Per lui parlano i numeri:
Gara 1: 25 punti, 13 rimbalzi, 9 assists
Gara 2: 33 punti, 9 rimbalzi, 9 assists
Gara 3: 25 punti, 10 rimbalzi, 8 assists
Gara 4: 28 punti, 12 rimbalzi, 8 assists
Gara 5: 40 punti, 13 rimbalzi, 7 assists
Gara 6: 28 punti, 14 rimbalzi, 10 assists
Sono queste le cifre importanti che gli hanno consentito di aggiudicarsi il suo quarto “Finals MVP”.
A nulla è servita la stoica resistenza dei Miami Heat (Jimmy Butler su tutti). Gli altri avversari? Spazzati via in massimo 5 gare (Blazers, Rockets, Nuggets).
Non è stato solo il “4 anello” per King James, bensì il 17esimo titolo i Lakers che hanno finalmente agganciato gli odiati rivali di sempre, i Boston Celtics.
L’avvio della prossima stagione è programmato per Natale 2020.
Saranno i Lakers in grado di creare una “dynasty” come fecero in passato Magic e Kareem, o più recentemente Kobe & Shaq? Cederanno il trono a una contender a ovest (Golden State) oppure a qualche nuova franchise a Est (Brooklyn Nets di Kevin Durant e Kyrie Irving)?
O forse, rivivremo una situazione di “déjà vu”, come quella di 10 anni fa in occasione dell’ultimo titolo vinto dai Lakers di Bryant?
Ricorderete:
“The L.A. LAKERS REPEAT BACK TO BACK TITLES!”